Tra musei, quadri, castelli e medioevo.

Le curiosità di cui vi parliamo oggi riguardano una scrittrice nostrana: Barbara Bolzan.
Triestina d’origine, lombarda di nascita, come King spesso prende spunto per scrivere da fatti accaduti davvero – a lei o ad altri – e da luoghi reali, che poi manipola, rendendoli altro.
Dietro alla stesura di un suo testo, inoltre, c’è sempre un lungo e importante studio, che talvolta dura anche diversi anni.
Per Il furto dei Munch (La Corte Editore, 2015), ambientato tra Trieste, Milano e Oslo, ha compiuto diversi viaggi nella città norvegese, lì dove dal Munch Museum nel 2004 erano stati trafugati da una squadra ben organizzata i quadri de L’urlo e La Madonna (dipinti ritrovati in circostanze quanto mai particolari due anni più tardi). Questi soggiorni le sono serviti per parlare direttamente con coloro che, in quel giorno d’agosto, avevano assistito al furto (avvenuto in pieno giorno!), prendere le misure, calcare le orme dei rapinatori e capire come sono potute succedere certe cose, descritte poi con maestria.
Naturalmente le sue città – Trieste e Milano – non potevano mancare, e con esse la Bolzan ha intessuto colpi di scena realmente speciali.
La Rya series (Delrai Edizioni, 2018), con il suo primo volume dal titolo Fracture, è ambientata in un medioevo fantastico ma estremamente reale, totalmente privo di elementi magici e che ricalca – nomi a parte – i secoli bui europei.
Il castello di Temarin, che ha dato i natali alla principessa Rya, è tratto dal castello di Stenico, lì dove lo zio della Bolzan era il custode e dove l’autrice si divertiva a giocare nelle tiepide estati trentine, inconsapevole che quelle mura sarebbero entrate in un suo testo.
Ma non solo l’ambientazione in Rya prende spunto dal reale.
Le pietanze che Rya, Nemi, Alsisia e gli protagonisti della saga mangiano, sono stati studiati su testi specifici medievali (e qui, la sua passione per la filologia romanza e per le letterature romanze ha giocato un ruolo principale!) e talvolta preparati per capirne i sapori che sarebbe poi andata a descrivere.
Un’altra curiosità riguarda Roxile, la bimba che conosciamo in Sacrifice, il secondo volume: quella figura nasce da un sogno ricorrente della Bolzan, e ha proprio la stessa piccola deformità fisica della protagonista del libro.
Eh no, non vi dico quale… sennò che gusto avreste nel leggere la serie?
La saga, composta da Fracture, Sacrifice, Deception e Awaken, è nata dalla penna dell’autrice circa vent’anni fa, vedendo però la luce solamente nel 2017
L’ultimo cenno letterario per questo articolo tratta de L’età più bella (Butterfly Edizioni, 2014), testo nel quale Barbara Bolzan racconta in qualche modo se stessa e la difficile adolescenza di Caterina, il suo alter-ego, alle prese con disturbi alimentari e un’ombra gettata dallo spettro di una patologia a lungo rimasta senza nome, l’epilessia, che troppo spesso è fonte di pregiudizi e ostracismi.
C’è una cosa che accomuna tutti i suoi scritti: la verità e la ricerca di essa, l’assoluto realismo e le imprescindibili fonti.
Del privato della Bolzan si sa ben poco, perché, come si legge nella sua biografia: “Chiedetele di parlare di sé e vi guarderà come se foste alieni… quando invece l’aliena è lei. Affetta da una forma inguaribile di timidezza cronica, è più simile a una categoria dello spirito che a una persona in carne e ossa.”