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6 Marzo, 2021

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Intervista a Barbara Bolzon

  • Novembre 6, 2019
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Ciao Barbara Bolzan, è un onore averti tra noi.
Ciao, grazie per avermi invitato a trascorrere un po’ di tempo con te e fare due chiacchiere!

Partiamo con la domanda di rito: chi non è Barbara Bolzan?
Chi non sono… Questa domanda è proprio bella.
Vediamo: non sono… una sognatrice. Un’amante del colore rosa. Non sono una che parte lancia in resta e spacca il mondo. Non sono social (avevo un profilo e una pagina facebook, ma li ho abbandonati da anni: troppi giochetti, troppe lotte tra autori e tra case editrici. Non era un mondo che faceva per me… anche se mi rendo conto che, oggi, la visibilità può molto. Può tutto. Il gioco, però, non vale la candela. E ho preferito tirarmene fuori). Non sono una brava ad autopromuoversi.
Potrei continuare all’infinito.
In sostanza: Non sono. E questo è quanto.

E, invece, chi è?
Una Categoria aristotelica dello Spirito. Un’eremita. Una disillusa. Una che crede fermamente nella tenacia e nella disciplina. Una parola scritta dopo l’altra, dopo l’altra, dopo l’altra e poi si ferma. Un pensiero circolare che tenta di trovare una via di fuga per schizzare fuori dal vortice che lui stesso ha creato. Un tripudio di timidezza.
Io sono tutte le mie insicurezze.

Ma chi, o cosa, vorrebbe essere?
Oh, questo è facile.
Vorrei Essere.
Sarebbe già più di quanto io possa augurarmi, in questo momento.

Sei una scrittrice con all’attivo 6 libri e che ha vinto molti premi letterari, alcuni molto prestigiosi. Tra gli ultimi, ricordiamo il Premio Internazionale Città di Cattolica (per il tuo giallo sul mondo del mercato nero dell’arte Il furto dei Munch) e l’AGNoir (per il racconto Desperate suicide, che, se non sbaglio, era la tua prima incursione nel genere noir). Quando è nata la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura è stata una diretta conseguenza della mia passione per la lettura. Non ho letto da sempre; detta così, sarebbe una bugia. Da piccola, sognavo di diventare qualcosa come… un’attrice di teatro (il mio sogno era interpretare Helen Keller), o una stilista (ho una vera passione per i bozzetti).
La lettura, però, è un vizio: una volta iniziato, smettere diventa difficile. Se non impossibile.
È stato al liceo. In quel periodo ho cominciato a scrivere poesie e racconti. Da lì, il salto è stato breve. Non facile, non indolore, ma breve sì.

Ci parli un po’ dei tuoi testi?
Tutti i miei testi – da L’età più bella, nel quale affronto il delicatissimo problema dei disturbi alimentari e dell’epilessia in età adolescenziale, passando per Il furto dei Munch, giallo che hai citato e che mi ha portato a viaggiare tra Milano, Oslo e Trieste per più di due anni nel corso della prima stesura, arrivando infine ai quattro volumi della serie storico-fantastica di Rya – possiedono una fortissima componente psicologica.
I miei personaggi non sono bianchi o neri. Adoro indagare le sfumature caratteriali, giocare tra luce e ombra, essendo fondamentalmente convinta che nessuno sia del tutto buono o del tutto cattivo. Per ogni azione può esistere una giustificazione. E ancora: ogni vicenda può essere presa in esame da un differente punto di osservazione. Mi piace girare le cose fino a convincere chi legge che esse siano… in un determinato modo, per poi ribaltarle completamente, in una sorta di aprosdoketon finale (ok, d’accordo: una serie di aprosdoketon). È un po’ come Gorgia che prende in giro se stesso, se vogliamo.
Sono poi una fanatica dello stile, del senso della frase, del ritmo. E della struttura. Questo mi porta a lasciar passare anni, spesso, tra una pubblicazione e l’altra. Sono un’insoddisfatta cronica, con un’ansia di perfezione che rasenta la mania patologica. Se il testo non mi soddisfa a pieno, non ha possibilità di vedere la luce. Punto e basta.
Ho un debole poi per l’intrigo, per la manipolazione della realtà, per la costruzione della storia a scatole cinesi.
Credo che, se mai mi ci mettessi, scriverei in questo modo anche un romance!

Sei editor e ghostwriter. In quale di queste professioni ti rivedi di più?
Mi piace il lavoro dell’editor. Mi piace rimanere dietro le quinte, raddrizzare qualcosa che magari è storto, provare a donargli stabilità… ma sempre rispettando la volontà dell’autore. In quanto editor, so qual è il mio posto: nell’ombra, un passo indietro.
Quello del ghostwriter è un universo strano. È schizofrenia da scrittore innalzata all’ennesima potenza +1. Sei tu, eppure non lo sei. Devi adattarti allo stile dell’autore, se noto; in caso contrario, devi inventarne uno di sana pianta, che sia coerente, che regga, che funzioni. Devi essere Altro, devi farti Altro, rispettare la scaletta o, talvolta, la semplice idea che ti viene fornita dall’Autore.
È una maschera.
E io, diciamocelo, con le maschere ci vado a nozze.
Per informazioni, gli autori possono contattarmi all’indirizzo e-mail bolzan303@gmail.com

Che generi letterari hai trattato, in qualità di ghostwriter?
La saggistica, il thriller e il soft-romance, con una brevissima incursione nello storico puro.

Parlando dell’AGNoir, quest’anno in onore del compianto Pinketts, voci di corridoio dicono che hai avuto l’onore di conoscerlo personalmente. Com’è stato?
Ci siamo conosciuti qualche anno fa, al Salone di Torino, quando ha prima acquistato e poi divorato Il furto dei Munch (La Corte Editore, 2015). In seguito, mi ha chiamata e si è proposto di presentare il mio romanzo. È stata un’esperienza incredibile!
Da allora, la conoscenza è progredita. Fino alla sua scomparsa, a dicembre, che mi ha rattristato tantissimo.
Era una persona eccezionale. Un duro dalla scorza tenera. Buono. Questo è l’aggettivo con il quale mi verrebbe da definirlo, anche se so che lui storcerebbe il naso, mi allungherebbe una birra e mi direbbe: Bolzan, fatti un sorso.

Parliamo della te lettrice. Qual è stato il libro che è stato quello della svolta? Quello, cioè, che ti ha fatto innamorare della lettura?
L’Ulisse di Joyce. E il Finnegans Wake. Questi testi non mi hanno solo fatto innamorare della lettura. Mi hanno fatto scoprire la potenzialità della Parola scritta, il coraggio di portarla all’estremo. E di trovare tutto questo procedimento estremamente divertente.

Un autore, o un’autrice che vorresti conoscere? E perché?
Jorge Luis Borges, ma è un po’ tardi…
Gli direi Grazie. Per la sua prosa. Per la sua poesia. Per l’universo che mi ha spalancato. Per l’incipit de La casa di Asterione. Per il Labirinto, che porto con me e che mi guida ogni giorno. Per le bubbole. E per le verità.
Tra i viventi, Stephen King (già che stiamo sognando: il primo Stephen King), perché è capace di farmi tornare bambina.

Chi, invece, hai conosciuto personalmente e ti è rimasta/o nel cuore?
Giuseppe Pontiggia. Non avevo neppure vent’anni, ero giovane, stupida e incosciente. L’ho avvicinato al termine di una presentazione, abbiamo cominciato a chiacchierare. Alla fine, gli ho chiesto senza mezzi termini se avesse voglia di leggere qualcosa di mio.
Lui ha accettato.
Conservo ancora la lettera autografa, ricevuta pochi mesi prima che morisse, nella quale si esprimeva positivamente circa i testi che gli avevo inviato, e mi esortava a continuare su questa strada.
È ancora lì, quella lettera. In una scatola delle scarpe. Come monito, per quando mi sento ancora piccola e stupida ma molto meno incosciente.
Ecco. Forse dovrei recuperare un po’ della Barbara di allora. La sua incoscienza. Ero una Barbara che non provava vergogna per ciò che scriveva e che era ancora capace di entusiasmi.

Tre motivi per il quale dovremmo leggere i tuoi libri…
Secondo
Voi.
Perché?

A quando il tuo prossimo libro?
È possibile, ma non probabile, e per giunta in tempi non brevi, che ci sia un nuovo romanzo, sul quale però non mi spingo a dire nulla.
Dopodiché, per citare il meraviglioso personaggio di Keyser Söze, Dopodiché, credo che non ne sentirete mai più parlare.

Grazie Barbara, per il tempo che ci hai dedicato e che si esaudiscano tutti i tuoi sogni.
Grazie a voi di News of Tales per avermi invitata a chiacchierare e per lo spazio che avete voluto dedicarmi!

Potete seguire la Bolzan anche sul suo blog a questo link http://lavetrinadellabolzan.blogspot.com/

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