Intervista a Filippo Semplici
- Marzo 27, 2019
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- Marika
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Ciao Filippo, grazie per essere qui con noi e del tempo che ci dedichi.
Il piacere è tutto mio, credimi.
Comincio subito con una domanda strana che mi piace fare: chi non sei?
Ah be’, se la metti così: non sono una persona razionale e con i piedi per terra, non sono il tipo che adora stare al centro dell’attenzione, non sono un uomo che passa le serate a guardare le partite in TV. Non sono quello che si diverte alle feste piene di gente, e che preferisce un aperitivo a un buon libro.
Non sono uno scrittore di Harmony.
Ora il contrario: chi sei?
Un sognatore.
Questa è la definizione che meglio si addice alla mia persona. Perché se continuo a combattere contro questo duro mondo dell’editoria da più di vent’anni ormai, è solo perché credo in un sogno forte, ma difficile da realizzare.
Quando, e come, hai capito che ti piace scrivere?
Da bambino, dopo aver adorato le storie oscure di Edgar Allan Poe e quelle folli e visionarie di H.P. Lovecraft.
Un bel giorno decisi che avrei voluto anch’io provare a essere come loro, ma per riuscirci sarei dovuto diventare uno scrittore.
E così, eccomi qua.
Non so se ce l’ho fatta, ma di sicuro ce l’ho messa tutta.
Parlaci dei tuoi testi…
Fino a oggi, tra alti e bassi, ho pubblicato sei libri, l’ultimo dei quali uscito a novembre scorso.
Inutile negare che il testo a cui sono più legato è “Ti guarderò morire”, un thriller in cui affronto tematiche terribili e attuali come l’oscuro mondo di internet. Questo romanzo ha avuto un trascorso molto impegnativo, che mi ha portato a conoscere un grande autore (ed editor) come Franco Forte, i cui insegnamenti mi hanno aiutato a crescere dal punto di vista professionale.
Sono molto legato anche a “Il faro”, col quale ho vinto il secondo premio al Terni Horror Fest, selezionato da Tullio Dobner, storico traduttore di Stephen King.
Un tuo racconto, Il cucciolo, è stato selezionato da Valerio Evangelisti… cos’hai pensato nel momento in cui te l’hanno detto?
Che non poteva essere vero!
Soprattutto perché avevo diciannove anni ed era la mia PRIMA pubblicazione in assoluto, e con una grande casa editrice del calibro di Fanucci.
Come inizio non è stato male.
Qual è il posto migliore in assoluto, per te, dove poter scrivere?
Se c’è l’ispirazione, ti rispondo: “Ovunque”.
Ma non posso negare che la mansarda in cui mi ritiro ogni sera o quasi, eserciti un fascino particolare per me.
Tuttavia, d’estate è il giardino il luogo prediletto.
Cosa diresti a chi non legge, ma vuole un tuo consiglio per avvicinarsi alla lettura?
Di iniziare con il genere che preferisce, in modo da arrivare un giorno a saper leggere di tutto.
La lettura è conoscenza, oltre che intrattenimento.
“Tempo sprecato” è l’unica affermazione che mal si addice a un’ora passata tra le pagine di un libro.
Se poi c’è anche la voglia di scrivere, allora leggere diventa l’azione più necessaria in assoluto.
Reale e irreale, dov’è la tua linea di demarcazione tra i due “mondi”?
Non c’è.
Forse ti stupirò, ma sono tra quelli che ancora credono a Babbo Natale, al mostro di Loch Ness, agli UFO, allo Yeti, agli gnomi sotto il letto.
Solo perché non li ho mai visti, dovrei convincermi che non esistono?
Se mi basassi sullo stesso principio, dovrei negare chissà quante altre teorie e affermazioni.
Qual è il tuo scrittore preferito, quello che trovi geniale?
Lansdale occupa un posto in prima fila tra le mie preferenze, per talento e originalità.
Palahniuk invece è quello che io definisco “geniale”.
Filippo, inoltre, è in curatore di Nero su Bianco, un blog dedicato agli autori emergenti… se volete, dategli un’occhiata!