Un viaggio incontrollato nel tempo

James era convinto che fossero passati pochi giorni da quando sedeva a giocare a carte con gli amici.
Da quando ci eravamo conosciuti ero cresciuta di venti centimetri, mi erano cresciute le tette ed avevo messo e tolto l’apparecchio per i denti. Ne avevo parlato solo a Leslie, ma lei non poteva vederlo. Già, perché James August Peregrin Pimplebottom, erede del quattordicesimo conte di Hardsdale è un fantasma.
E non riusciva proprio ad accettare di non essere più umano, così come non riusciva a capacitarsi di come la sua dimora fosse diventata una scuola. La luce elettrica, l’acqua corrente e poi, inconcepibile, la lunghezza delle gonne delle nostre uniformi che facevano vedere i polpacci. Era un tipo permaloso, con i suoi polsini di pizzo e la parrucca, ma aveva un debole per Charlotte, mia cugina.
Tutti pensavano che James fosse frutto della mia fantasia, un modo per essere considerata. Ma già da bambina i fantasmi mi hanno sempre tenuto compagnia.
Ultimamente a casa non si parlava d’altro se non dei mancamenti di mia cugina. Sembrava che mia zia e mia nonna facessero a turno per chiederle se si sentiva svenire e se Charlotte negava l’una o l’altra corrugavano le labbra o sospiravano. Tutti gli altri membri della famiglia alzavano gli occhi al cielo.
Ancora una volta Charlotte non si era sentita bene e stavamo uscendo dalla scuola. Minacciava pioggia ed un cappotto sarebbe stato l’ideale. Normalmente prendiamo la linea 8 per tornare a casa, ma preferimmo andare a piedi.
Quando raggiungemmo casa vidi che era tornato l’uomo nero, con il suo impermeabile nero ed il cappello che gli nascondeva la fronte. La prima volta che lo vidi avevo pensato ad un fantasma, ma anche Leslie e i miei fratelli potevano vederlo.
(Dalla trilogia Red Blue Green di Kerstin Gier – Traduzione di Alessandra Petrelli – ed. Corbaccio)
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